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BONUS IRPEF- TRATTAMENTO INTEGRATIVO 2023

La Legge di Bilancio ha confermato anche per il 2023 l’erogazione del Bonus IRPEF, o trattamento integrativo. Negli anni, questa agevolazione ha subito più volte delle modifiche, cambiando anche nome. Infatti, è stata introdotta per la prima volta nel 2014 con il nome di Bonus Renzi e prevedeva una somma di 80 euro ai lavoratori dipendenti. Ad oggi, invece, il Bonus IRPEF può arrivare a 100 euro mensili, a seconda del reddito percepito.

CHE COS’E’ IL BONUS IRPEF 2023

Il Bonus IRPEF, o trattamento integrativo, è un’integrazione del reddito concessa ad alcune categorie di lavoratori dipendenti, fino a un massimo di 1200 euro annui.
Introdotto nel 2014 dal Governo Renzi, inizialmente prevedeva l’erogazione di un bonus di 80 euro ai lavoratori con reddito da lavoro dipendente non superiore a 26.000 euro.
Con la Legge di Bilancio 2020, il Bonus Renzi è stato abolito e sostituito da un nuovo bonus. Denominato trattamento aggiuntivo, questo Bonus in busta paga prevedeva l’erogazione di 100 euro al mese per i redditi non superiori a 28.000 euro. Questa somma diminuiva in maniera graduale, fino ad azzerarsi, per coloro che avevano un reddito compreso tra 28.000 e 40.000 euro.
La Legge di Bilancio 2022 ha modificato ulteriormente questa misura, riducendo la soglia di reddito per ottenere il contributo. In particolare, questa viene riconosciuta ai lavoratori dipendenti con un reddito complessivo non superiore ai 28.000 euro all’anno.
Nel 2023, il Bonus IRPEF, o ex Bonus Renzi, non ha subito modifiche. Pertanto sono rimasti invariati i beneficiari e i limiti di reddito per ottenere l’agevolazione nella sua misura sia piena che ridotta.

Bonus IRPEF: a chi spetta il trattamento integrativo

Il Bonus IRPEF spetta a tutti i titolari di reddito da lavoro dipendente o reddito assimilato.
Nello specifico, i beneficiari sono:

  • lavoratori titolari di reddito da lavoro dipendente del settore pubblico e privato;
  • soci lavoratori di cooperative;
  • lavoratori in cassa integrazione o con assegno di solidarietà;
  • collaboratori con contratto a progetto o co.co.co;
  • borsisti, stagisti e tirocinanti;
  • lavoratori socialmente utili;
  • lavoratori delle Forze dell’Ordine;
  • sacerdoti;
  • lavoratrici in congedo di maternità obbligatorio;
  • disoccupati percettori di NASpI, DIS-COLL o disoccupazione agricola;
  • pensionati titolari di pensioni, ma che non percepiscono altre indennità (come il Reddito di Cittadinanza).

Requisiti di reddito

Dal 1° gennaio 2022, il trattamento aggiuntivo è riconosciuto ai titolari di redditi da lavoro o assimilati, tenendo in considerazione due gruppi:

  • per i redditi annui non superiori a 15.000 euro: si percepisce l’intero bonus, pari a 100 euro al mese, quindi 1200 euro annui;
  • per i redditi compresi tra 15.000 e 28.000 euro: si percepisce la differenza tra l’imposta lorda e le detrazioni, fino a 1.200 euro annui. Il requisito fondamentale è che la somma delle detrazioni superi l’imposta lorda annuale di almeno 1.200 euro.

Detrazioni IRPEF da considerare

  • Redditi da lavoro dipendente, assimilati e da pensione
  • Familiari a carico
  • Prestiti e mutui agrari
  • Mutui immobiliari per la prima casa
  • Spese sanitarie
  • Erogazioni liberali
  • Detrazioni per ristrutturazioni edilizie ed efficientamento energetico

Soggetti esclusi dall’agevolazione

Le seguenti categorie di lavoratori non hanno diritto all’integrazione del reddito:

  • lavoratori autonomi;
  • incapienti, ovvero i lavoratori con un reddito inferiore agli 8.174 euro e che quindi appartengono alla “no tax area”.

REQUISITI PER OTTENERLO

Per quanto riguarda i requisiti, l’ultima Legge di Bilancio ha confermato le norme anche per il 2023 relative ai limiti di reddito, nello specifico: per i redditi inferiori o uguali a 15.000 euro, il trattamento integrativo raggiunge un valore di 1.200 euro nell’ipotesi in cui vi sia capienza dell’imposta lorda calcolata sui redditi da lavoro dipendente e assimilati rispetto alle detrazioni individuate per le medesime fonti di reddito; per i redditi superiori a 15.000 euro con un limite di 28.000 euro, l’ammontare del trattamento integrativo viene determinato sulla base della capienza descritta al punto precedente ma anche sulla incapienza dell’imposta lorda determinata rispetto ad una serie di detrazioni fiscali e per un importo non superiore a 1.200 euro annui.

Quanto alle categorie cui spetta il bonus: 

  • lavoratori dipendenti del settore pubblico e privato;
  • soci lavoratori delle cooperative;
  • lavoratori atipici e con contratto co. co. co.;
  • stagisti e borsisti;
  • lavoratori socialmente utili;
  • disoccupati percettori di indennità mensile di disoccupazione NASpI;
  • lavoratori in cassa integrazione.

Possono usufruire del bonus anche i pensionati purché percettori di pensioni INPS e che non ricevano altri trattamenti risarcitori o assistenziali come il Reddito di cittadinanza o rendite Inail legate a infortuni sul lavoro. E’ bene ricordare che il trattamento integrativo 2023 è erogato automaticamente in busta paga, non serve dunque richiederlo.

Come funziona il trattamento integrativo 2023

Si tratta di un contributo di 100 euro mensili che si aggiunge allo stipendio netto dei lavoratori dipendenti e assimilati.

  • Il contributo è a carico dello Stato, ma anticipato dai datori di lavoro, e non è imponibile ai fini delle imposte sui redditi.
  • Il contributo è dovuto ai lavoratori con un reddito annuo complessivo non superiore a 15.000 euro. In tal caso si ha diritto all’importo massimo del bonus, pari a 1.200 euro annui.
  • Il contributo è dovuto anche ai lavoratori con reddito compreso tra 15.000 e 28.000 euro, ma è parzialmente corrisposto se la somma delle detrazioni fiscali per spese familiari, lavoro dipendente, mutuo prima casa e altre spese è superiore all’imposta lorda.
  • Il contributo non è dovuto ai lavoratori con un reddito superiore a 28.000 euro.

Trattamento integrativo 2023: a chi spetta

  • Dipendenti pubblici e privati.
  • Percettori di redditi assimilati al lavoro subordinato, quali collaboratori coordinati e tempo indeterminato, lavoratori a progetto, titolari di borsa di studio, soci di cooperative di produzione e di lavoro.
  • Percettori di prestazioni previdenziali e assistenziali, come la Naspi, l’indennità di mobilità, la cassa integrazionel’indennità ordinaria di invalidità.

Trattamento integrativo 2023 quando viene pagato?

Il trattamento integrativo 2023 viene erogato con diverse modalità, a seconda del tipo di reddito e della scelta del lavoratore.

In generale si può dire che:

  • Il trattamento integrativo viene versato mensilmente in busta paga dai datori di lavoro, che anticipano il contributo versato dallo Stato.
  • È la modalità più diffusa e automatica a meno che il lavoratore non comunichi la rinuncia al trattamento integrativo.
  • Il trattamento integrativo viene erogato a fine anno dai datori di lavoro a titolo di conguaglio se il lavoratore ha optato per tale soluzione.
    In tal caso, il lavoratore riceve in un’unica rata, calcolata sulla base del reddito effettivo, quanto dovuto per l’intero anno.
  • Il trattamento integrativo viene corrisposto presso la sede del 730 se il lavoratore non ha percepito il contributo dal datore di lavoro e ha presentato la dichiarazione dei redditi.
    In questo caso, il lavoratore riceve il rimborso delle cure integrative tramite bonifico bancario o compensazione con eventuali imposte dovute.
  • Il trattamento integrativo viene erogato in data diversa per i percettori di prestazioni previdenziali e assistenziali, quali la Naspi, l’indennità di mobilità, la cassa integrazione e l’assegno di invalidità ordinaria.
    In questo caso, il versamento dipende dal calendario stabilito dall’INPS e può variare di mese in mese.

Trattamento integrativo 2023 ultime notizie

Ecco alcune delle ultime notizie sul trattamento integrativo 2023:

  • Il trattamento integrativo 2023, ex bonus Renzi, è stato confermato dalla Legge di Bilancio 2023, ma con alcune novità sui limiti di reddito e sulle detrazioni da considerare per il calcolo dell’importo spettante.
  • Il trattamento integrativo 2023 spetta ai lavoratori dipendenti e assimilati con redditi fino a 28.000 euro annui, ma con differenze a seconda della fascia di reddito: per i redditi fino a 15.000 euro annui spetta per intero (100 euro al mese), per i redditi tra 15.000 e 28.000 euro annui spetta in misura parziale (calcolata in base alla differenza tra le detrazioni e l’imposta lorda), per i redditi superiori a 28.000 euro annui non spetta.
  • Il trattamento integrativo 2023 viene anticipato dai datori di lavoro in busta paga e poi conguagliato in base al reddito complessivo dichiarato nel modello 730/2023: se il lavoratore ha percepito un importo superiore a quello spettante, deve restituire la differenza al datore di lavoro, se invece ha percepito un importo inferiore a quello spettante, riceve la differenza dal datore di lavoro.
  • Il trattamento integrativo 2023 non spetta ai pensionati INPS, che possono beneficiare di altre agevolazioni fiscali, come la no tax area e le detrazioni per carichi di famiglia.
  • Il trattamento integrativo 2023 si calcola in base alla seguente formula: Trattamento integrativo = Detrazioni – Imposta lorda.
  • Le detrazioni sono quelle per carichi di famiglia, per redditi da lavoro dipendente, assimilati e da pensione, per mutui agrari e immobiliari per acquisto della prima casa limitatamente agli oneri sostenuti in dipendenza di prestiti o mutui contratti fino al 31 dicembre 2021, per erogazioni liberali, per spese sanitarie, per le rate per interventi di recupero del patrimonio edilizio e di riqualificazione energetica degli edifici e da altre disposizioni normative, per spese sostenute fino al 31 dicembre 2021.
  • L’imposta lorda è quella calcolata applicando le aliquote Irpef ai vari scaglioni di reddito.

Trattamento integrativo 2023 come richiederlo

Per richiedere il trattamento integrativo Irpef 2023, non devi fare nulla di particolare, se sei un lavoratore dipendente o percettore di reddito assimilato. Il bonus viene erogato automaticamente dal datore di lavoro, che lo anticipa al lavoratore e successivamente lo recupera dallo Stato. Tuttavia, poiché il calcolo del bonus dipende da molte variabili, potrebbe essere necessario fare una verifica con la dichiarazione dei redditi.

Se il bonus percepito in busta paga è superiore a quello spettante, dovrai restituire la differenza al Fisco; se invece è inferiore, potrai recuperare la differenza con il conguaglio. Per fare la verifica e il conguaglio, puoi compilare il modello 730/2023, seguendo le istruzioni fornite dalla circolare dell’Agenzia delle Entrate. Se hai bisogno di assistenza fiscale, puoi rivolgerti a un CAF o a un professionista abilitato.

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