Nel 2023 – 2024 è prevista una nuova Riforma Pensioni Meloni, in vista di una più ampia revisione del sistema previdenziale. Nel frattempo, le prime novità in tema di flessibilità in uscita per garantire nuove formule di pensione anticipata, si procederà con la Manovra 2024.
Pensioni: misure in Legge di Bilancio 2024
Le misure da inserire nella prossima Legge di Bilancio 2024 dovrebbero seguire le linee guida sopra riportate:
- conferma Quota 103 (con 41 anni di contributi),
- stop all’Opzione Donna (o conferma dei requisiti 2023),
- proroga APE Sociale 2024 (si valuta l’estensione a nuove categorie di lavoratori).
OBIETTIVI DEL GOVERNO
La volontà di Governo è una riforma basata sul sistema contributivo.
L’obiettivo è arrivare ad una Riforma Pensioni condivisa, dopo le proroghe inserite nella Legge di Bilancio 2023 per quanto concerne APe Social ed Opzione Donna.
Garantire la flessibilità di uscita dal mondo del lavoro, mantenendo attiva l’opzione agevolata riservata alle donne e alle categorie svantaggiate con una uscita graduale da Quota 103: è l’obiettivo chiave per la Riforma Pensioni, da avviarsi con la Legge di Bilancio 2024 ma da completarsi nel corso dell’anno.
In cima alla lista delle priorità ci sono anche i giovani: l’esigenza è di assicurare un inserimento nel mondo del lavoro stabile, così da evitare carriere discontinue e stipendi bassi, con effetti sulle future pensioni.
Tra le misure in prima linea per la Riforma Pensioni 2024 c’è la Quota 103, che permette di andare in pensione con 62 anni di età e 41 anni di contributi.
Nel 2023, l’Opzione Donna è concessa alle donne di 60 anni di età con 35 anni di contributi maturati entro il 2022 (un anno di età in meno per ogni figlio, fino a un massimo di due anni di sconto). Tuttavia, bisogna anche rientrare in una specifica categoria:
- lavoratrici licenziate o dipendenti di imprese con un tavolo di gestione della crisi aperto presso il Ministero,
- caregiver familiari da almeno sei mesi,
- con ridotta capacità lavorativa superiore o uguale al 74%.
L’APE Sociale dovrebbe essere prorogata nel 2024 alle stesse condizioni del 2023, per andare in pensione a 63 anni con 30 anni di contributi o 36 anni di versamenti, purchè rientranti in una delle categorie ammesse: caregiver, riduzione capacità lavorativa pari almeno al 74%, disoccupati involontari che abbiano terminato di percepire il sussidio, addetti a mansioni gravose. Nei primi tre casi il requisito contributivo è pari a 30 anni, per i lavori gravosi sale a 36 anni.
I riflettori sono puntati sulla Quota 41. Nelle prime ipotesi si parla infatti di conferma di Quota 103 (62 di età + 41 anni di contributi) e APE Sociale, mentre sembra tramontare la speranza di un ritorno ai vecchi requisiti per l’Opzione Donna.
Da ripensare anche temi legati al reddito dei pensionati (14esima, rivalutazione assegni ecc.) e alla pensione complementare.
PENSIONE QUOTA 41
Prevede la pensione anticipata con 41 anni di contributi, senza calcolo dell’assegno (che resta con sistema misto o retributivo). I Sindacati vorrebbero una Quota 41 per tutti senza limiti di età e di categoria, mentre il Governo potrebbe “cedere” soltanto per un eventuale compromesso, aprendosi ad esempio alle categorie di lavoratori addetti alle mansioni gravose.
Nel 2023 è stata adottata intanto la Quota 41 ibrida (con accesso alla pensione da 62 anni), mentre in futuro si eliminerà il requisito anagrafico. Per la Pensione Precoci, invece, ci vogliono 41 anni senza soglia anagrafica. Questa agevolazione resterà immutata.
Pensione a 64 anni con ricalcolo contributivo
Si trattava di una proposta avanzata lo scorso anno dal Governo, simile all’Opzione Donna, ribattezzata infatti Opzione Uomo: prevedeva la pensione anticipata rinunciando alla quota maturata con sistema retributivo, con un intero ricalcolo contributivo della pensione.
PENSIONE CON ANTICIPO QUOTA CONTRIBUTIVA
Si trattava di un meccanismo proposto dall’INPS per accedere prima alla sola quota contributiva della pensione, ad esempio a 63 anni di età con almeno 20 anni di contributi ed un importo minimo di 1,2 volte l’assegno sociale. Al raggiungimento dell’età per la pensione di vecchiaia si prenderebbe anche la quota retributiva della pensione maturata.
PENSIONE IN AUMENTO DA LUGLIO, OLTRE ALLA QUATTORDICESIMA
Scattano dal 1 luglio 2023 i tanto annunciati aumenti delle pensioni minime individuati già nella Legge di bilancio, che interesserà una platea di circa 1,3 milioni di pensionati italiani.
Gli aumenti dunque partiranno da luglio 2023 e ma ai pensionati verranno corrisposti importi più alti con arretrati e nel mese di Luglio 2023 verranno erogate anche le quattordicesime. L’aumento è stato pensato per fronteggiare la necessità di contrastare l’aumento del tasso di inflazione che ha raggiunto nei mesi scorsi cifre record, ossia l’11,6%. Infatti gli importi aumenteranno per i titolari di prestazioni pensionistiche minime cioè per coloro che allo stato attuale percepiscono 563,74 euro mensili.
Secondo quando comunicato dall’INPS l’aumento è concesso da gennaio a dicembre 2024 e sarà dell’1,5% per le pensioni di importo pari o inferiori al trattamento minimo INPS per il 2023, e del 2,7% nel 2024. Per gli gli over 75 l’aumento per il 2023 sarà del 6,4%.
PENSIONE, GLI IMPORTI OGGETTO DELL'AUMENTO
Vi ricordiamo che l’aumento degli importi dei trattamenti pensionistici non spetta a tutti ma solo a coloro che allo stato attuale percepiscono l’assegno minimo cioè 563,74 euro, o cifre più basse. Nello specifico per gli over 75 si attende un aumento fino a 600 euro.
La circolare INPS del 3 aprile 2023 prevede dunque per i beneficiari over un aumento di 36,08 euro al mese a partire dal 1 luglio. Per coloro che ricevono la pensione minima dunque l’importo dell’assegno sale a 599,82 euro al mese. Per coloro che hanno un’età anagrafica inferiore ai 75 anni, invece, l’aumento è più contenuto. Si attesterà cioè intorno all’1,5% con un aumento degli importi da 563,74 a 572,20 euro, che in sintesi significa 8 euro in più.
L’assegno di luglio sarà particolarmente alto perchè l’INPS pagherà anche gli arretrati calcolati a partire da gennaio e la quattordicesima. Quest’ultima è una somma aggiuntiva che spetta a chi ha almeno 64 anni e un reddito complessivo fino a un massimo di 1,5 volte il trattamento minimo annuo del Fondo pensioni lavoratori dipendenti fino al 2016 e fino a 2 volte il trattamento minimo annuo del Fondo lavoratori dipendenti dal 2017.
IN SINTESI, SU OGNI 100 EURO DI PENSIONE
- Un pensionato under 75 avrà aumento di 1,50 euro;
- un pensionato over 75 avrà aumento di 6,40 euro;
- gli arretrati calcolati sui sei mesi per gli under 74 saranno di 9 euro;
- gli arretrati calcolati sui sei mesi per gli over 75 saranno di 38.40 euro.
Per effetto della progressione gli importi spettanti saranno per coloro che hanno un reddito fino a 1,5 volte la pensione minima Inps:
- 437 euro per una contribuzione versata inferiore a 15 anni (che salgono a 18 anni per gli autonomi);
- 546 euro per contributi compresi tra 15 e 25 anni (fra i 18 e i 28 anni per gli autonomi);
- 655 euro per chi possiede contributi superiori a 25 anni (28 anni per gli autonomi).
Se il reddito annuale risulta tra 1,5 volte e 2 volte il trattamento minimo Inps i nuovi importi saranno:
- 336 euro con contributi inferiori a 15 anni (che salgono a 18 anni per gli autonomi);
- 420 euro con contributi compresi tra 15 e 25 anni (18 e 28 anni per gli autonomi);
- 504 euro con contributi superiori a 25 anni (28 anni per gli autonomi).